Licenziamenti collettivi? ora costano molto meno alle imprese!

Il passaggio dal contributo di ingresso al ticket di licenziamento in vigore dal 1 gennaio scorso, dopo lo stop alla mobilità della riforma Fornero, assieme all’aumento dei costi a carico delle aziende per l’accesso alla Cig, del governo Renzi, rende più appetibili per le imprese i licenziamenti collettivi rispetto allo sforzo di gestire gli esuberi con la cassa integrazione. A lanciare l’allarme è uno studio Uil, a firma Guglielmo Loy, presentato ai quadri dell’organizzazione.

Con l’abolizione del contributo dello 0,30%, perciò, le imprese hanno minori oneri per circa 72 euro medi annui per ogni lavoratore, mentre la differenza tra il contributo di ingresso per mobilità ed il nuovo ticket licenziamento in presenza di un accordo sindacale e di un’anzianità di servizio del lavoratore superiore a 3 anni è pari al 58% in meno (2.024 euro) a lavoratore con minori costi totali di 2.106 euro.

Nell’eventualità , invece, che i licenziamenti collettivi avvengano senza un accordo sindacale i minori costi tra il contributo di ingresso e il ticket si aggira intorno al 38% in meno, 2.598 euro a lavoratore. Uno ‘sconto’ che potrebbe arrivare all’87% nel caso si portasse alle estreme conseguenze il ragionamento: simulando il licenziamento di lavoratori con un’anzianità di sole 12 mensilità, infatti, si evince dal calcolo, i minori costi per l’azienda, in presenza di un accordo sindacale, sarebbero dell’87% (3.014 euro in meno); del 79%, invece, e cioè con un ‘risparmio’ di 5.538 euro a lavoratore, nel caso i licenziamenti si chiudessero senza accordo sindacale.

Lo studio UIL