11 settembre 1973….Allende

di Matteo VISMARA
Sono trascorsi ormai quarantuno anni da quel tragico 11 settembre 1973, giorno in cui il socialista Salvador Allende, Presidente Costituzionale del Cile, fu barbaramente ucciso dai militari che intendevano interrompere insieme alla borghesia reazionaria il sogno della “via cilena al socialismo”.Quarantuno anni in cui la memoria di questo socialista e uomo delle istituzioni (perché fu uomo delle istituzioni) invece di affievolirsi ed essere dimenticata, ha visto un incremento della sua popolarità sino ad entrare nel mito come altri personaggi del calibro di Che Guevara.

Dicevamo uomo delle istituzioni. Lo è stato sicuramente, schierando la sua stessa esistenza dalla parte dei poveri, dei deboli e degli oppressi. Tutta la sua vita è stata a servizio dell’altro e servendo da Senatore, Ministro e infine da Presidente della Repubblica il suo paese rispettando scrupolosamente le regole e le leggi che determinavano la vita democratica del Cile.

Di Allende si ricordano gli ultimi tragici momenti. Anzi L’ultima giornata. Dopo aver nominato un mese prima come capo di stato maggiore delle forze armate il generale Augusto Pinochet Ugarte, volle indire un referendum per chiedere al suo popolo se fosse giusto continuare sulla via delle riforme intraprese o se fosse giusto che rimettesse il mandato presidenziale. Ricordiamoci che il Cile in quel periodo era piombato in una crisi economica molto seria (anche e soprattutto per il boicottaggio da parte degli Stati Uniti d’America con la presidenza Nixon). Non vi fu il tempo per l’ultimo atto di rispetto democratico che il Presidente Allende aveva intenzione di compiere. Pinochet e gli altri militari (o dovremmo dire assassini per come si comportarono in seguito) avevano già deciso di destituire con la forza il Presidente. Tutti sanno come andarono i fatti :L’assalto alla Moneda (il palazzo presidenziale) il massacro dei funzionari e l’arresto dei ministri e delle segretarie, le torture e i desaparecidos….Seguirono 17 anni di terrore e dittatura. Anni bui nonostante una certa ripresa economica dettata dal liberismo più brado che creò un divario profondo tra gli strati della società cilena. Fino al 1988 quando un referendum fece rientrare la luce in questa cappa di buio dove si persero anche le più elementari regole umanitarie e di carità. Per ricordare Allende e il suo enorme spirito democratico e di rispetto delle regole citerò un episodio che mi ha sempre colpito e che delinea molto bene il carattere di Allende. Durante le ultime ore dell’assalto al Palazzo Presidenziale, ricevette tre militari che gli intimarono la resa dettando condizioni inaccettabili e probabilmente non veritiere sul destino che avrebbe avuto il governo e lui come capo dello stato. Lui li ascoltò attentamente, nel suo studio, e tutto si svolse in un surreale clima di udienza ufficiale tra l’ esercito e capo dello stato. Al termine, non accettando le condizioni, li accomiatò così semplicemente senza farli arrestare per il loro tradimento e senza fare loro del male. Aveva rispettato, anche il quel frangente, il suo amore per la libertà e la democrazia. E’ un gesto e un esempio che commuove. In questo rivive Allende nella sua limpida fede nei diritti umani, nella democrazia e nella giustizia. In una parola sola nel suo amore per la libertà.

QUI il testo dell’ultimo discorso di Salvador Allende