Uscire dalla logica dell’emergenza, ridisegnare le politiche migratorie

Uscire dalla logica emergenziale e securitaria, favorire inclusione sociale e reali percorsi di integrazione, garantire formazione e riconoscimento delle competenze, queste in sintesi le condizioni utili a ridisegnare le politiche migratorie nel nostro paese, maggiormente in una regione come la Lombardia, da sempre connotata da una forte vocazione internazionale. I dati che ci consegna il “Dossier Statistico Immigrazione 2020”, curato dal centro studi e ricerche IDOS in partenariato con il centro studi Confronti, fotografano una realtà in cui la popolazione straniera in regione è aumentata da inizio 2019 a fine anno dell’1,7%, una presenza in larga misura composta da giovani, con un incremento demografico positivo a fronte di un saldo naturale della popolazione negativo. Gli stessi dati ci dicono che la Lombardia è la regione dove in Italia si emigra di più (16,8%) e questo è un segnale che deve far riflettere e preoccupare i suoi amministratori per le evidenti ricadute economiche, sociali e culturali che questo comporterà nel prossimo futuro.

Sul fronte occupazionale, a fine 2019 i lavoratori stranieri erano circa 580 mila, ovvero il 12,9% del totale (4.483.138), maggiormente impiegati nel settore dei servizi, con una condizione lavorativa spesso esposta a ricatti e sottopagata. Alzare barriere non risolve la pressione migratoria, semmai la amplifica, come accaduto con i decreti sicurezza serviti a peggiorare le condizioni di migranti e richiedenti asilo e a creare lavoro nero a beneficio di caporali e sfruttatori. Occorre che l’unione europea definisca un quadro legale comune in tema di immigrazione e che vengano posti al centro dell’azione politica e sociale i valori della solidarietà e dell’accoglienza, principi fondamentali della nostra Costituzione, e quelle politiche di valorizzazione del contributo economico e culturale che le persone migranti portano ai nostri paesi e alle nostre comunità.

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