Sicurezza sul lavoro, dati allarmanti
Nei primi nove mesi del 2025, in Lombardia, le denunce di infortunio restano su livelli alti: 79.730 i casi complessivi, di cui 109 con esito mortale. Le denunce relative agli studenti crescono ancora – 12.524, pari al 23,4% de totale nazionale, con un incremento del 4,9% rispetto allo stesso periodo 2024 – mentre le malattie professionali raggiungono quota 3.648, con un aumento del 16,7%.
«Non c’è settore risparmiato – dichiara Eloisa Dacquino, Segretaria Confederale UIL Lombardia: dalla sanità all’industria, dal comparto logistico all’artigianato, le persone continuano a pagare sulla propria pelle l’assenza di prevenzione, controllo e l’indifferenza verso i rischi professionali. Aumentano le tecnopatie, aumentano le patologie muscolo-scheletriche, tornano i casi da esposizione a sostanze tossiche. E in Lombardia l’amianto continua a colpire più che altrove. Siamo la regione con il maggior numero di casi asbesto-correlati in Italia, un primato che pesa come una condanna.» «Ieri – continua Dacquino – in una cava lombarda un operaio è morto, mentre a Roma si consumava un’altra tragedia. È l’immagine di un Paese che non tutela chi lavora. Non si tratta di incidenti ma di regole infrante, appalti incontrollati e catene di responsabilità che si spezzano sempre sull’ultimo anello: il lavoratore».
In Lombardia, che concentra oltre un quinto dei casi nazionali di denunce di infortunio degli studenti, il dato conferma una tendenza che non si arresta, né durante le attività scolastiche né nei percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (PCTO): « Non possiamo parlare di cultura della sicurezza se nelle scuole ci si infortuna come in un cantiere. È un paradosso: chiediamo ai giovani di imparare il valore del lavoro sicuro, ma li esponiamo a rischi che non dovrebbero correre. La sicurezza deve essere parte del percorso educativo, con ambienti idonei e sicuri, tutor e docenti formati »
Sul piano nazionale, l’Inail segnala 435.883 denunce di infortunio, 784 casi mortali, 53.563 denunce degli studenti e 71.682 malattie professionali, dati che fotografano una realtà drammatica.
« Ogni morto sul lavoro, ogni denuncia di infortunio e malattia professionale è la testimonianza di un rischio ignorato, di un controllo mancato, di un diritto negato. E di responsabilità che troppo spesso si traducono in impunità. Per questo chiediamo il reato di omicidio sul lavoro e una Procura nazionale ad hoc ». «Zero morti sul lavoro non è uno slogan – conclude Dacquino: è la misura della nostra civiltà».


