La situazione sociale del paese. Il rapporto Censis 2016

in copertina al nostro articolo, una delle immagini più virali della rete sui giovani, il lavoro che non c’è, il precariato, l’assenza di meritocrazia, il distacco dalla politica e dalle istituzioni. Impietoso il rapporto Censis del 2016

I giovani sotto i 35 anni saranno piu’ poveri dei loro padri, dei loro nonni e anche dei loro coetanei di 25 anni fa. E sarà la prima volta nella storia. Lo rileva il Censis nel Rapporto sulla situazione sociale del paese del 2016. “Sono evidenti gli esiti di un inedito e perverso gioco intertemporale di trasferimento di risorse che ha letteralmente messo ko economicamente i millennial”, scrive il Censis nel suo rapporto. giovanilavoro“Oggi le famiglie dei giovani con meno di 35 anni hanno un reddito piu’ basso del 15,1% e una ricchezza inferiore del 41,1%”. Il Censis sottolinea che nel confronto con venticinque anni fa, “i giovani di oggi hanno un reddito del 26,5% più basso di quello dei loro coetanei di allora, mentre per gli over 65 anni è invece aumentato del 24,3%”. Lo studio rileva che “La ricchezza degli attuali millennial e’ inferiore del 4,3% rispetto a quella dei loro coetanei del 1991, mentre per gli italiani nell’insieme il valore attuale e’ maggiore del 32,3% rispetto ad allora e per gli anziani e’ maggiore addirittura dell’84,7%”. Il Rapporto dell’Istituto spiega che “Il divario tra i giovani e il resto degli italiani si e’ ampliato nel corso del tempo, perche’ venticinque anni fa i redditi dei giovani erano superiori alla media della popolazione solo del 5,9%, mentre oggi sono inferiori del 15,1%, e la ricchezza era inferiore alla media solo del 18,5% (oggi lo e’ del 41,1%)”.

Lavoro e professioni:

Qualità delle risorse umane e attrazione degli investimenti. Una indagine del Censis presso un panel di responsabili di multinazionali, organizzazioni e media esteri presenti nel nostro Paese, realizzata per l’Associazione Italiana Banche Estere, ha indicato nella qualità delle risorse umane uno dei fattori che oggi rendono l’Italia più attrattiva nelle decisioni di investimento nel nostro Paese. Allo stesso tempo, hanno dichiarato che il sistema-Italia appare ancora penalizzato soprattutto dal basso livello di flessibilità del mercato del lavoro. Nel 2015 il flusso in entrata di investimenti diretti esteri si è attestato su 11,7 miliardi di euro, circa 1,2 miliardi in meno rispetto al 2014 e 2,9 miliardi in meno rispetto alla cifra raggiunta nel 2013. I flussi dall’estero si sono ridotti dal 5,3% al 4,3% del totale degli investimenti fissi lordi nel triennio. I flussi in uscita dell’Italia hanno mostrato una riduzione fino a 12,6 miliardi di euro, passando dal 5,5% al 4,6% degli investimenti fissi lordi totali. Nel 2015 il volume complessivo delle risorse estere investite in Italia si è attestato su 420 miliardi di euro. Nell’ultimo triennio la consistenza degli investimenti esteri è cresciuta anche per la debolezza del Pil italiano ed è pari al 25,6%, un valore che resta molto lontano da quelli relativi ad altri Paesi come la Francia (31,9%) o il Regno Unito (51,1%).

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La nuova geografia del lavoro agricolo. Gli occupati nel settore agricolo hanno raggiunto nel 2015 le 910.000 unità, con un incremento in termini assoluti di circa 20.000 occupati rispetto al 2014 e di 18.000 rispetto ai due anni precedenti. Da una recente indagine del Censis sulle imprese aderenti alla Confederazione Italiana Agricoltori emerge che tra i fattori che hanno contato di più nella scelta del lavoro agricolo, accanto alla tradizione familiare (52,6%), figura la grande passione (28,9%).

A casa nel mondo: il vissuto lavorativo e professionale degli italiani all’estero. A distanza di tre anni dalla precedente analisi, il Censis ha proposto allo stesso panel di italiani all’estero una serie di domande volte a ricostruire il vissuto lavorativo e professionale, e a tracciare l’immagine dell’Italia attraverso le lenti di chi ha lasciato il Paese negli ultimi anni. Il 62,7% considera stabile la propria presenza all’estero e intende continuare a vivere nel Paese di destinazione, il 6,2% è attivato per restare, il 22% non ha ancora progetti precisi. Rispetto a tre anni fa, l’area della stabilità si è estesa (allora la quota era paria al 55%), dando conferma di una crescente propensione degli individui a consolidare anche lontano dal Paese d’origine la propria esistenza. L’85,7% dichiara di lavorare: il 38,9% ha cambiato lavoro negli ultimi tre anni e una percentuale simile ha sperimentato nel triennio almeno un periodo di inattività. Il livello di integrazione raggiunto risulta soddisfacente per 8 intervistati su 10: la quota restante si distribuisce tra chi dichiara di avere ancora qualche difficoltà a integrarsi nel Paese in cui vive, mentre solo il 3,4% si sente poco o per nulla integrato. Chi non intende tornare in Italia rappresenta una percentuale del 31,5%, cui si contrappone un’area di persone, pari a poco più del 20%, che vede il ritorno in Italia come un possibile esito futuro anche a breve. La scelta di trasferirsi all’estero è in ogni caso una scelta che ha soddisfatto l’81,7% del totale e solo l’1,1% la considera una scelta sbagliata. Il 52,3% dei rispondenti si riconosce nell’affermazione che indica nell’Italia un Paese pieno di risorse, ma penalizzato dalla sua classe dirigente.

La lenta transizione del lavoro autonomo. Anche nel rallentamento della crescita economica, il lavoro autonomo si presenta come una valida alternativa al lavoro dipendente. Su 100 laureati italiani, circa 20 svolgono la professione in modo autonomo, contro i 13 della Germania, i 9 della Francia e gli 11 della media europea. Ogni 100 lavoratori autonomi con una età compresa tra 15 e 74 anni, in Italia ci sono 16 professionisti, contro i 14 della Germania, i 12 del Regno Unito e i 2 della media europea. Il decennio 1997-2006 è stato caratterizzato da un forte incremento degli iscritti agli Ordini e ai Collegi professionali: soprattutto architetti e ingegneri, ma anche giornalisti, psicologi, commercialisti. Nei successivi dieci anni la situazione inizia a capovolgersi: il numero dei laureati cresce di altri 2 milioni di persone, la coda della lunga rincorsa alla professione regolata continua a mostrare i suoi effetti, ma dal 2010 in poi il numero di professionisti in alcune professioni specialistiche appare stabilizzato, se non in contrazione. Negli ultimi anni il numero di nuove partite Iva in questo segmento professionale varia significativamente da anno ad anno. Il 2014 è stato caratterizzato da un incremento straordinario nell’apertura di partite Iva, dovuto all’introduzione con la legge di stabilità 2015 di un regime fiscale di vantaggio. Nel solo mese di dicembre 2014 il numero di aperture per il settore è stato pari a poco meno di 27.000 unità (contro le 1.936 dello stesso mese dell’anno precedente).

Fonte Censis comunicati stampa

Addio quotidiani, ci si informa su Facebook

I quotidiani cartacei perdono lettori (-1,4% nell’ultimo anno, -26,5% complessivamente nel periodo 2007- 2016), mentre continua ad aumentare l’utenza dei quotidiani online (+1,9% nell’ultimo anno) e degli altri siti web di informazione (+1,3%). Mantengono i propri lettori i settimanali (+1,7%) e i mensili (+3,9%). Facebook si afferma sempre più come fonte d’informazione per gli italiani (e questa non è una buona notizia n.d.r.) Tra le prime fonti utilizzate per informarsi, dopo il 63% dei telegiornali si colloca il social network di Zuckerberg con il 35,5% e i giornali radio con il 24,7%. I quotidiani non superano il 18,8%. Il 19,4% sceglie i motori di ricerca come Google, il 10,8% YouTube e il 2,9% Twitter.

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Italiani sempre più connessi

Continua la crescita impetuosa degli utilizzatori di smartphone (+12% in un anno: una crescita superiore a quella di qualsiasi altro mezzo), arrivati al 64,8% degli italiani (e all’89,4% dei giovani di 14-29 anni). La penetrazione di internet aumenta di 2,8 punti percentuali nell’ultimo anno e l’utenza della rete tocca un nuovo record, attestandosi al 73,7% degli italiani (e al 95,9%, cioè praticamente la totalità, dei giovani under 30). La crescita complessiva dell’utenza del web nel periodo 2007-2016 è stata pari a +28,4%: nel corso degli ultimi dieci anni gli utenti di internet sono passati da meno della meta’ a quasi tre quarti degli italiani (dal 45,3% di utenza complessiva nel 2007 al 73,7% nel 2016.

L’auto si sceglie green e in share

car-sharing-milanoPur ricoprendo un ruolo centrale nelle scelte di mobilità degli italiani (si usa difatti nel 60,8% degli spostamenti quotidiani, con un aumento nell’ultimo decennio del 2,1%), l‘auto è più green (diciamo che inquina meno, senza abusare di un termine che evoca ben altri scenari n.d.r.). Ora si riducono le emissioni: quelle di CO2 sono passate dai 144,3 grammi per chilometro delle auto immatricolate nel 2008 ai 114,8 gr/km di quelle immatricolate nel 2015, come risulta dall’indagine Censis-Unrae. Oltre alla recente progressione delle vendite di vetture ibride ed elettriche (sono passate dallo 0,3% dell’immatricolato nel 2011 all’1,6% nel 2015), cresce l’attenzione degli italiani per queste soluzioni: il 65,1% si dichiara interessato e la percentuale sale al 78,3% nella fascia d’età 18-24 anni. Il 38,5% degli italiani maggiorenni è fortemente interessato anche al car sharing e al car pooling oppure è già utente di questi servizi. E tra i giovani si sale al 55,8%.

Il grande distacco tra potere politico e popolo: in crisi la funzione di cerniera delle istituzioni.

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Il corpo sociale si sente vittima di un sistema di casta. Il mondo politico si arrocca sulla necessità di un rilancio dell’etica e della moralità pubblica (passando dal contrasto alla corruzione dei pubblici uffici all’imposizione di valori di onestà e trasparenza delle decisioni). Le istituzioni non riescono più a «fare cerniera» tra dinamica politica e dinamica sociale, di conseguenza vanno verso un progressivo rinserramento. Delle tre componenti di una società moderna (corpo sociale, istituzioni, potere politico) sono proprio le istituzioni a essere oggi più profondamente in crisi incapaci di svolgere il loro ruolo di cerniera. È tempo per il mondo politico e il corpo sociale di dare con coraggio un nuovo ruolo alle troppo mortificate istituzioni ma come noto a tutti, anche la campagna referendaria che si è conclusa ieri, non ha certo dato l’immagine migliore di se in relazione ai contenuti di una riforma sostanziale del quadro costituzionale.

C’è voglia di Spid (Sistema pubblico di identità digitale).

L’indagine realizzata dal Censis per il Rapporto Cotec-Chebanca! sulla cultura dell’innovazione evidenzia che gli italiani, pur essendo poco inclini a riconoscere il ruolo del governo e delle amministrazioni pubbliche nella promozione e nel sostegno dell’innovazione, ritengono che queste funzioni debbano essere al centro dell’azione amministrativa nei Paesi avanzati. L’identità digitale del cittadino è al primo posto tra gli interventi ritenuti fondamentali (49,1%). Segue al secondo posto la banda ultralarga e il wifi pubblico (47,3%), al terzo la sanità digitale con i fascicoli sanitari elettronici, le prescrizioni mediche digitali, ecc. (43,3%).

I popoli delle pensioni.

I nuovi pensionati sono più anziani rispetto al passato e hanno anche redditi pensionistici mediamente migliori, come effetto di carriere contributive più lunghe e continuative nel tempo, e occupazioni in settori e con inquadramenti professionali migliori. In generale, si registra un miglioramento della condizione socio-economica dei pensionati: negli anni 2008-2014 il reddito medio del totale delle pensioni è passato da 14.721 a 17.040 euro (+5,3%). Per 3,3 milioni di famiglie con pensionati le prestazioni pensionistiche sono l’unico reddito familiare e per 7,8 milioni i trasferimenti pensionistici rappresentano oltre il 75% del reddito familiare disponibile. Così, si stimano in 1,7 milioni i pensionati che hanno ricevuto un aiuto economico da parenti e amici. Ma i pensionati non possono essere considerati solo come recettori passivi di risorse e servizi di welfare, perché sono anche protagonisti di una redistribuzione orizzontale di risorse economiche: sono 4,1 milioni quelli che hanno prestato ad altri un aiuto economico.

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