Sanità: Case di Comunità con fondi PNRR in alto mare
Salvatore Monteduro: “Il nodo vero è il personale perchè non si fa sanità territoriale con le slide e senza personale, il PNRR rischia di diventare un cantiere senza motore”
Attuazione del DM 77/2022, ovvero il decreto che riguarda la sanità territoriale e che UIL Lombardia ha analizzato stilando un rapporto elaborato sui dati del monitoraggio Agenas.
Quello che ne esce è una fotografia è netta: il modello è impostato e alcune leve organizzative sono attivate, ma la vera sfida è trasformare la programmazione in servizi pienamente operativi, continui e omogenei in tutti i territori.
«Il punto – evidenzia Salvatore Monteduro, Segretario Confederale UIL Lombardia – non è quanti provvedimenti approviamo o quante sedi inauguriamo: il punto è se un cittadino, ovunque viva, trova davvero una risposta territoriale che lo prende in carico. Quando questo non accade, il sistema scarica tutto su pronto soccorso e ospedali».
In Lombardia ci sono 204 case di comunità (CDC) programmate di cui 192 finanziate con fondi PNRR, ma solo 12 risultano “complete” (servizi obbligatori + presenze medica/infermieristica secondo la metrica del monitoraggio). Il 69,6% ha almeno un servizio attivo; la piena operatività è 5,9%, di contro le COT programmate (centrali operative territoriali) sono 102 e tutte sono state certificate. «Un fatto positivo – precisa Monteduro – ma la vera prova è se diventano la regia quotidiana delle dimissioni protette e della presa in carico».
Venendo alle note dolenti gli Ospedali di Comunità (OdC) di 64 previsti di 62 finanziati con fondi PNRR, solo 26 attivi, con 351 posti letto complessivi, l’Assistenza domiciliare (ADI) ha copertura al 100% dei distretti, ma componenti chiave risultano deboli: i medici di medicina genrale in ADI sono il 19%, i pediatri di libera scelta il 20%, mentre relativamente a farmaci e dispositivi ci si attesta al 23%, e sulle cure palliative molte componenti di rete sono ampiamente presenti, ma quelle pediatriche risultano solo al 36% dei distretti.
«Il report Agenas – continua Monteduro – è una base preziosa, ma non misura fino in fondo la sostenibilità del modello rispetto alle dotazioni reali di personale. E qui sta il rischio più grande: avere la riforma sulla carta, ma non avere le persone per farla funzionare, verrebbe proprio da dire che non si fa sanità territoriale con le slide. In Lombardia lo vediamo ogni giorno: carenza di medici di medicina generale, difficoltà a reclutare infermieri, assistenti sociali e professionisti indispensabili per dare piena copertura alle funzioni previste dal DM 77. Se non rendiamo queste professioni di nuovo attrattive per i giovani, se non investiamo seriamente su condizioni di lavoro, riconoscimento e prospettive professionali, rischiamo di vanificare le risorse del PNRR e di lasciare in piedi un cantiere senza motore. La sanità territoriale deve diventare il vero filtro: presa in carico, continuità, domiciliarità integrata. Se non la rendiamo operativa, continueremo a intasare pronto soccorso e ospedali, e a scaricare sulle famiglie il peso della fragilità».
Davanti a questo la UIL Lombardia insiste che siano davvero completate le Case della Comunità, passando da attivazioni parziali a presidi pienamente operativi e omogenei sul territorio, venga accelerata l’attivazione degli Ospedali di Comunità per rendere credibile la filiera delle dimissioni protette e del ricovero intermedio siano fatte funzionare le COT per risultati, non solo per adempimenti: devono essere la regia quotidiana dei percorsi e si rafforzi l’assistenza domiciliare integrata, colmando le componenti oggi più deboli e riducendo le disuguaglianze tra distretti.


