Piattaforma della CES sul futuro dell’Europa

Di seguito il documento della CES sul Futuro dell’Europa che è stato presentato ieri al Presidente della Commissione Europea Juncker, al Commissario Moscovici e ai rappresentanti del PE e del Governo svedese ed italiano in un Esecutivo straordinario al quale è intervenuto il Segretario Generale della UIL Carmelo Barbagallo.

 

Nell’incontro si è registrata ancora la rigidità’ e la indisponibilità a maggiore flessibilità da parte  della Commissione rispetto a politiche economiche espansive con una modifica del Patto di Stabilità e Crescita, cosi da permettere di liberare risorse pubbliche da destinare a investimenti produttivi. Disponibilità  invece a definire un Pilastro Europeo di Diritti Sociali che sia esigibile, e che determini nuove tutele sociali da riconoscere a tutti i cittadini europei a partire dalla zona euro.

 

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Piattaforma CES sul futuro dell’Europa

(approvata alla riunione del Comitato esecutivo del 26-27 ottobre 2016)

Noi, sindacati europei, vogliamo un’Unione europea ed un mercato unico basati sulla cooperazione, sulla solidarietà e sulla giustizia sociale – un’Unione europea in grado di competere nel mondo con un modello economico e sociale sostenibile.

Insieme siamo più forti – a livello economico, sociale e democratico. L’UE non può conseguire più elevati standard di vita per tutti senza un’integrazione più giusta ed una convergenza verso l’alto.

Noi tutti meritiamo una migliore Unione europea per i cittadini e per i lavoratori.

 

 

L’UE per reagire alla sua crisi

La crisi economica, l’elevata disoccupazione, l’esclusione sociale ed il malcontento, a cui si aggiungono l’emergenza profughi, la Brexit ed il terrorismo: tutto ciò crea una crisi di fiducia nell’Unione europea tra i cittadini ed i lavoratori, provocando altresì populismo, nazionalismo e xenofobia crescenti.

 

Vengono reintrodotti confini fisici e culturali ed i conflitti e le divergenze tra gli Stati membri stanno bloccando i progressi su progetti comuni. All’Europa si addossa la colpa di tutti i problemi che attualmente affliggono i cittadini, anche se la maggior parte della responsabilità è nelle decisioni prese dai governi e dalle istituzioni nazionali.

Il processo decisionale dell’UE è stato indebolito ed i meccanismi intergovernativi introdotti dopo la crisi economica hanno spesso sostituito il metodo comunitario sancito dai Trattati, privando pertanto i cittadini del controllo democratico sulle decisioni europee.

E’ chiaro che fino a quando non si registrerà la ripresa economica, non si porrà fine all’austerità e alle politiche neoliberiste e non si affronteranno la disoccupazione, la povertà e la frammentazione sociale, alla paura, all’incertezza ed alla rabbia dei lavoratori non si sostituirà la speranza di un futuro migliore.

L’Unione europea è a un bivio: o viene rimodellata e riformata per dar vita ad un’Europa più giusta e più sociale o crollerà.

Tuttavia, i sondaggi mostrano che, in alcuni Stati membri, la Brexit ha accresciuto il sostegno dei cittadini nei confronti dell’UE. Abbiamo davanti a noi sfide ed opportunità e dobbiamo operare insieme per costruire un’alternativa positiva.

I principali risultati conseguiti dal processo d’integrazione europea (quali la pace e la democrazia, il mercato unico e la cooperazione economica, alti livelli d’istruzione, innovazione e sviluppo tecnologico, la tutela dei diritti umani ed un modello sociale ben funzionante, la libertà di circolazione) hanno reso l’Europa un ottimo posto per vivere: questa eredità non deve essere compromessa.

La necessità del cambiamento è urgente ed il movimento sindacale europeo contribuisce ad esso, insieme ad altri che hanno a cuore il futuro dell’Europa.

 

Rilanciare l’Unione europea: una piattaforma sindacale per il Futuro dell’Europa

Rimodellare l’Europa e rilanciare il progetto europeo sono due obiettivi che richiedono politiche diverse, regole diverse ed un maggior coinvolgimento dei cittadini, dei lavoratori e delle organizzazioni che li rappresentano.

Richiedono altresì una maggiore convergenza al rialzo in termini di condizioni di vita e di lavoro tra i paesi ed all’interno dei paesi, meno disuguaglianze ed una maggiore coesione economica e sociale. Si deve definire un migliore tenore di vita per i cittadini e si devono attuare politiche più incisive per conseguirlo.

 

L’UE può ancora una volta essere amata ed apprezzata da lavoratori e cittadini se trova e fornisce soluzioni concrete ai loro problemi, se contribuisce ad un’occupazione di qualità ed alla piena occupazione, alle pari opportunità economiche/sociali, alla protezione sociale, alla sicurezza ed al benessere personale.

 

Proponiamo un nuovo Patto per il Futuro dell’Europa basato su prosperità, giustizia sociale e democrazia

 

 

Crescita economica sostenibile per la creazione di occupazione di qualità e migliori condizioni di lavoro

L’UE ha reagito alla crisi economica mondiale concentrandosi soltanto sui vincoli del bilancio pubblico e sulle esportazioni – riforme strutturali per una maggiore flessibilità del mercato del lavoro, tagli alla spesa pubblica, ai servizi ed alla protezione sociale, riduzione delle retribuzioni e smantellamento della contrattazione collettiva sono stati i principali strumenti utilizzati per l’adeguamento.

 

Ciò non ha risolto nessuno dei problemi che la nostra economia si trova ad affrontare, ma ha invece causato minore ripresa, stagnazione e deflazione, livelli inaccettabili di disoccupazione e precarietà, povertà ed esclusione sociale.

 

E’ giunto il momento di conseguire una crescita sostenibile, che per noi significa posti di lavoro di qualità, condizioni di lavoro eque, uguaglianza sul mercato del lavoro e nella società, inclusione sociale ed integrazione per tutti. Significa altresì una diversa agenda economica mondiale ed europea, volta a conseguire migliori condizioni di vita e di lavoro per i cittadini. Alcune misure urgenti si rendono necessarie per conseguire tutti questi obiettivi.

 

È necessario un piano straordinario per gli investimenti e la creazione di occupazione di qualità, che la CES ha già proposto nella sua iniziativa ‘Un nuovo percorso per l’Europa’, varata nel 2013. Gli investimenti pubblici dovranno essere rafforzati, quale unica modalità efficace per innescare anche gli investimenti privati. Il “Piano Juncker”, soprattutto ora che è stata annunciata la seconda fase, deve essere reindirizzato verso quei paesi e quei settori che ne hanno più necessità, sostenendo al contempo una politica industriale europea, e deve essere significativamente incrementata la quantità di risorse pubbliche disponibili.

Per consentire agli Stati membri d’investire, il Patto di Stabilità e di Crescita deve essere riformato, rivedendo e adattando i suoi obiettivi all’attuale contesto macroeconomico e con l’introduzione di una ‘regola aurea’ di flessibilità stabile e trasparente, escludendo dagli obiettivi di disavanzo e debito gli investimenti produttivi per le infrastrutture materiali ed immateriali, per l’economia eco-compatibile, per l’innovazione e la ricerca, per l’istruzione e la formazione, per le infrastrutture sociali ed i servizi pubblici.

Inoltre, alla stessa Unione europea deve essere consentito di mobilitare investimenti pubblici per progetti transnazionali tramite l’emissione, da parte della Banca europea per gli investimenti (BEI), di obbligazioni di investimento e tramite la creazione di un bilancio autonomo e di un Tesoro unico dell’Unione europea.

 

E’ necessario un coordinamento fiscale in materia d tassazione, nonché combattere l’evasione fiscale, garantire una tassazione equa e progressiva per i cittadini e per le imprese e fornire sostegno al bilancio dell’UE.

Deve essere riconosciuto il ruolo essenziale di servizi pubblici efficienti ed inclusivi per la giustizia sociale e la coesione sociale, nonché per una crescita equa e sostenibile, e si deve contrastare la diffusa propaganda contro tutto ciò che è pubblico (investimenti, servizi, lavoratori).

 

Si deve prevedere uno specifico coordinamento rafforzato per l’Unione economica e monetaria (UEM), nel quadro del processo di completamento della sua architettura, ivi compreso come collegare il Tesoro unico dell’Unione europea con il finanziamento degli investimenti pubblici. Inoltre, il mandato della BCE deve essere rivisto e ampliato, includendo la piena occupazione fra i suoi obiettivi. Una solida politica economica ed occupazionale dovrà sostenere la moneta unica e si dovrà prendere in considerazione la creazione di un Eurogruppo dei Ministri del Lavoro, oltre a quello già esistente dei Ministri dell’Economia e delle Finanze.

 

Le sfide poste dai cambiamenti climatici, dall’approvvigionamento energetico sostenibile, dalla digitalizzazione, dall’automazione e dai processi di ristrutturazione innescati dalla globalizzazione devono essere affrontati tramite una strategia di ‘transizione giusta ed equa’, che garantisca che la creazione di occupazione di qualità compensi la distruzione di posti di lavoro, che siano protetti in primis gli interessi dei lavoratori e dei cittadini in modo che possano beneficiare di questa nuova rivoluzione economica. Inoltre, l’Europa ha bisogno di una solida politica industriale che sostenga i settori maturi e promuova quelli innovativi verso una transizione giusta ed equa.

 

Gli accordi commerciali internazionali devono seguire la stessa logica, devono essere progressivi ed equa, e devono preservare e persino rafforzare la dimensione sociale, ambientale e pubblica. Devono preservare il diritto e lo spazio per i governi a tutti i livelli di legiferare e gestire i servizi pubblici nell’interesse pubblico, e per le parti sociali di sviluppare il dialogo sociale e le relazioni industriali in autonomia.

La domanda interna europea deve essere potenziata per conseguire una ripresa equa. Negli ultimi anni, in tutti i paesi dell’Unione europea, le retribuzioni sono rimaste indietro rispetto alla produttività, mentre il costo della vita è aumentato; è quindi giunto il momento di un aumento generalizzato delle retribuzioni dei lavoratori europei. Ciò deve essere conseguito rafforzando la contrattazione collettiva ove essa già opera efficacemente, ripristinandola ove è stata smantellata e creando istituti e prassi di contrattazione collettiva ove non esistono: il rafforzamento delle capacità delle parti sociali e dei quadri giuridici nazionali, ove necessario, sono gli strumenti per conseguire questo risultato. Ove necessario, si deve altresì conseguire l’obiettivi di salari minimi più elevati. La dimensione della convergenza verso l’alto delle retribuzioni, tra paesi (soprattutto orientali ed occidentali) e settori, deve essere considerato uno strumento fondamentale per ridurre gli squilibri macroeconomici, le disuguaglianze (ivi comprese quelle retributive di genere) e qualsiasi tipo di dumping e discriminazione salariale.

 

 

Rilanciare il modello sociale europeo: rafforzamento dei diritti del lavoro e della protezione sociale

Assistiamo ad una crisi senza precedenti della coesione sociale europea, con una crescente disoccupazione giovanile e di lunga durata, precarietà, frammentazione, difficoltà di ingresso nel mercato del lavoro, disuguaglianze crescenti, esclusione sociale e discriminazione. Il Modello Sociale Europeo, che è stato un punto di riferimento per il resto del mondo, è stato indebolito, minato e, in alcuni paesi, persino smantellato.

 

L’Europa deve rilanciare e rafforzare il suo Modello Sociale, innanzitutto modificando la narrazione dominante, che lo considera un ostacolo alla competitività ed alla crescita economica. Si deve riconoscere che i paesi caratterizzati da retribuzioni elevate, forte dialogo sociale e contrattazione collettiva, nonché solidi sistemi di protezione sociale, sono quelli che hanno conseguito risultati economici migliori.

 

La dimensione sociale dell’Unione europea deve avere la stessa rilevanza della governance economica. E’ tempo d’impostare un processo di Semestre Sociale Europeo e far sì che il Pilastro Europeo dei Diritti Sociali non sia semplicemente e soltanto un palliativo per rimediare agli effetti dell’austerità, ma faccia parte della strategia complessiva volta a progettare il futuro dell’Europa. “L’economia sociale di mercato”, quale descritta da Jacques Delors, deve essere rimessa al centro dell’Unione europea.

L’UE deve far sì che il Pilastro Europeo dei Diritti Sociali non sia una promessa vuota. I lavoratori ed i cittadini hanno bisogno di proposte concrete, di misure che possano fare la differenza per la loro vita quotidiana e che possano migliorare le loro condizioni di vita e di lavoro.

 

Adeguati livelli di protezione sociale e diritti devono essere garantiti a tutti i cittadini in materia di occupazione, disoccupazione o pensione. Norme dell’UE devono essere definite per tutti i paesi e conseguite tramite una convergenza verso l’alto, nel pieno rispetto delle migliori condizioni esistenti.

Un’efficace e progressivo benchmarking, raccomandazioni, legislazione e finanziamenti dovrebbero essere attuati per aiutare gli Stati membri in questo processo. Strumenti specifici possono essere creati a livello di UE/UEM per sostenere ed integrare meccanismi di protezione sociale mal funzionanti o insufficienti e finanziamenti a livello nazionale, nonché in situazioni di crisi e shock sociali e dell’occupazione. Ad esempio, si possono prendere in considerazione piani supplementari in materia di disoccupazione e quadri di reddito minimo (simili alla Garanzia Giovani/Iniziativa per l’Occupazione Giovanile) per i paesi che ne hanno più bisogno, preservando l’autonomia delle parti sociali e dei sistemi nazionali esistenti.

Si dovrebbe dare priorità a specifiche aree d’intervento a livello UE, quali la disoccupazione giovanile e di lunga durata, le disuguaglianze e la discriminazione di genere, la povertà, la povertà sul lavoro e l’esclusione sociale, il lavoro sommerso, le competenze e la formazione permanente, la giusta transizione, le prestazioni e gli assegni familiari, i sistemi pensionistici, la sanità e l’assistenza a lungo termine, la discriminazione nei confronti dei soggetti svantaggiati e delle categorie vulnerabili, malattia e disabilità. Tutte queste aree meritano una convergenza verso standard migliori, nonché strumenti appropriati ed efficaci per realizzarla. Il principio della ‘parità di trattamento’ deve essere affermato ed attuato in tutte le politiche, le iniziative e la legislazione dell’UE.

La precarietà e la frammentazione del mercato del lavoro richiedono particolare attenzione e considerazione. Lo stesso dicasi per le nuove forme di attività economica ed occupazione che influenzano il futuro del lavoro. Accanto alla lotta contro vecchie e nuove forme di sfruttamento, quali il lavoro sommerso ed il falso lavoro autonomo, i lavoratori atipici ed i lavoratori autonomi meritano misure e quadri specifici per garantire loro gli stessi diritti degli altri lavoratori, quali il diritto di contrattare la loro remunerazione, di godere di tutela sociale, sanitaria e pensionistica, di avere accesso alla formazione continua e di aderire ad un sindacato.

Il diritto di libera circolazione deve essere applicato, tutelando il Trattato di Schengen, lottando contro il dumping sociale e garantire una mobilità volontaria ed equa, piena parità di trattamento, integrazione ed inclusione dei lavoratori locali e di quelli mobili. Devono essere rafforzati la portabilità ed il coordinamento della protezione sociale nella dimensione transfrontaliera. Deve essere elaborata un’agenda della migrazione europea più giusta, che si concentri su integrazione ed uguaglianza. Deve essere stabilita una politica di asilo più forte ed umanitaria, basata su solidarietà, responsabilità e cooperazione.

 

I quadri dell’UE devono essere impostati in modo tale da tutelare e ristabilire i diritti sindacali, che sono stati sotto attacco e anche smantellati a seguito dell’introduzione di politiche di austerità nel corso degli ultimi anni.

 

 

 

 

 

Valori più democratici: i cittadini ed i laboratori al centro dell’Europa:

Le istituzioni dell’UE devono essere più democratiche, trasparenti, responsabili ed efficienti – i cittadini ed i lavoratori vogliono sentire che i responsabili del processo decisionale ascoltano la loro voce e che la governance del’UE (ma anche i processi decisionali nazionali) possono essere da loro compresi ed influenzati;

I cittadini ed i lavoratori europei devono essere trattati in modo giusto ed equo. Devono essere ripristinati i canali d’informazione, consultazione e dialogo fra i cittadini ed i lavoratori dell’UE, le istituzioni europee, i politici e le parti interessate, ivi comprese le parti sociali e le organizzazioni della società civile.

 

Le elezioni europee devono essere un’opportunità di reale partecipazione democratica, dando ai cittadini la possibilità d’influenzare la governance e le politiche europee, nonché la composizione della Commissione europea. Alla Commissione europea deve essere attribuito un solido potere esecutivo, rafforzando al contempo il controllo democratico e l’iniziativa legislativa del Parlamento europeo.

 

Il dialogo sociale tra le parti sociali ed a livello istituzionale, la partecipazione dei lavoratori e l’influenza sulla politica aziendale devono essere sostenuti e rafforzati, affinché siano più forti e pienamente attuati negli Stati membri ed in tutti i settori, se necessario anche tramite quadri giuridici e misure obbligatorie per il rafforzamento delle capacità delle parti sociali.

I negoziati sulla Brexit e l’inclusione del Fiscal Compact nel Trattato richiederanno alcune modifiche al Trattato. Ciò dovrebbe essere l’occasione per creare una Convenzione con il coinvolgimento delle parti sociali e della società civile, al fine di modificare profondamente il Fiscal Compact e trasformarlo in uno strumento per sostenere la crescita sostenibile ed equa, per riformare il Patto di Stabilità e Crescita e per inserire nei Trattati un Protocollo per il Progresso Sociale, un Semestre Sociale ed un Pilastro Europeo dei Diritti Sociali.

 

I sindacati devono essere coinvolti nei negoziati a seguito del referendum britannico e sono a favorevoli a che il Regno Unito mantenga l’accesso al mercato unico, ma ciò deve andare di pari passo con il pieno rispetto delle quattro libertà, in particolare la libera circolazione dei lavoratori, e con il rispetto, da parte del Regno Unito, dell’acquis sociale comunitario. I lavoratori non devono pagare il prezzo della Brexit!

I negoziati sulla Brexit, come su qualsiasi modifica al Trattato, dovranno diventare l’occasione per rafforzare e rilanciare i valori europei di pace, democrazia, prosperità e giustizia sociale, al fine di costruire un’Europa migliore e più giusta per i cittadini.