Amianto: Lombardia prima in Italia per casi riconosciuti

Eloisa Dacquino “Una ferita aperta, che impone prevenzione, giustizia, risposte concrete”

L’amianto continua a rappresentare un’emergenza sanitaria e sociale tutt’altro che superata. Lo conferma il nuovo rapporto Inail “Le malattie asbesto correlate – Analisi statistica 2025.

Nel quinquennio 2020-2024, le malattie professionali complessive riconosciute dall’Istituto sono aumentate del 41%, passando da 16.795 a 23.658 casi. In controtendenza, le patologie legate all’esposizione all’amianto risultano in calo, da 1.242 a 1.022 casi, ma la riduzione non deve ingannare: si tratta di malattie con una latenza che può superare i trent’anni e che continuano a colpire, anche oggi, lavoratrici e lavoratori di settori dove l’amianto è stato largamente impiegato.

E la Lombardia si conferma la regione con il maggior numero di malattie asbesto correlate riconosciute nel 2024: 203 casi, il dato più alto in Italia, seguita da Piemonte e Friuli Venezia Giulia. Il Nord-Ovest concentra oltre la metà dei riconoscimenti nazionali. Una primazia che pesa, perché riflette la storia industriale della nostra regione, dove per decenni l’amianto è stato utilizzato nella metalmeccanica, nell’edilizia, nella cantieristica e nei cicli produttivi ad alta temperatura.

<<Nonostante il bando definitivo del 1992 – dichiara Eloisa Dacquino, Segretaria Confederale UIL Lombardia – l’amianto continua a uccidere. La Lombardia paga ancora oggi il prezzo più alto, con oltre duecento nuovi casi riconosciuti in un solo anno. È una ferita aperta che riguarda non solo chi ha lavorato in passato, ma anche chi oggi opera nei cantieri, nelle manutenzioni e nelle bonifiche, spesso in condizioni di rischio non sufficientemente controllate. Servono più controlli, più prevenzione e una formazione qualificata>>.

Il rapporto Inail evidenzia come le malattie da amianto siano tra le più gravi e letali: nel 2024 il 41% dei casi ha avuto esito mortale. Il mesotelioma pleurico rappresenta la forma più diffusa (40% dei casi), seguito da altre patologie della pleura e da tumori maligni dell’apparato respiratorio. Nel 74% dei casi l’origine è legata al settore industriale, in particolare alla metalmeccanica (58%) e alle costruzioni (16%).

Per la UIL Lombardia, i numeri dell’Inail impongono un salto di qualità nelle politiche regionali.

<<Occorre – prosegue Dacquino – un piano amianto regionale aggiornato, con una mappatura capillare dei siti contaminati, risorse certe per la bonifica di scuole, ospedali ed edifici pubblici, e un coinvolgimento effettivo delle parti sociali nella definizione delle priorità. La salute di lavoratrici e lavoratori deve restare al centro delle politiche pubbliche. La sorveglianza epidemiologica e la presa in carico sanitaria devono diventare un diritto effettivo per tutti gli ex esposti e i loro familiari>>.

 L’impegno del sindacato si concentra anche sul fronte della giustizia e della tutela economica. Le rendite di inabilità permanente da malattie asbesto correlate sono in calo (-8% nel quinquennio), ma le procedure di riconoscimento restano lente e complesse.

<<È necessario – conclude Dacquino – semplificare l’accesso al Fondo Vittime dell’Amianto e garantire tempi certi per i risarcimenti. Ogni lavoratore colpito rappresenta una storia di dolore e di ingiustizia che il sistema non può più permettersi di ignorare. La UIL Lombardia – continuerà a chiedere una piena attuazione delle tutele, un sistema di vigilanza più efficace e tempi certi per i risarcimenti. Perché dietro ogni dato ci sono persone, famiglie e vite spezzate. La memoria delle vittime dell’amianto deve tradursi in azioni concrete di prevenzione, tutele, giustizia>>.