Rischi organizzativi e cattiva organizzazione

Quello dei rischi organizzativi è un tema troppo spesso sottovalutato, se non addirittura ignorato: errori umani, scarsa consapevolezza, cattiva organizzazione del lavoro e mancanza di controlli sono spesso all’origine degli infortuni. Abbiamo l’obbligo di tenere alta l’attenzione sui sistemi di prevenzione nel complesso, sulla necessità di una informazione e formazione adeguata e capillare in ogni luogo di lavoro. Rendere consapevoli i preposti del ruolo, i lavoratori dei rischi ai quali sono esposti è il primo passo per comprendere l’ambiente, le situazioni in cui si opera e le misure atte a proteggerli. Il modello organizzativo deve essere idoneo a prevenire le lesioni e le morti sul luogo del lavoro: questo impone il decreto legislativo 231 del 2001, coniugato poi con il decreto 81 del 2008; vi è una responsabilità nell’organizzazione del lavoro. Responsabilità che è il vero strumento di prevenzione, perché sposta l’attenzione non sugli adempimenti materiali ma sugli adempimenti di carattere tecnico e giuridico che devono essere decisi e sostenuti anche economicamente a livello di vertice aziendale. Come evidenziato dal dr. Bruno Giordano nel corso del suo intervento al webinar che il nostro dipartimento ha organizzato lo scorso mese di gennaio (visionabile al seguente link), la domanda da porsi e porre è: l’infortunio si sarebbe potuto evitare se ci fossero state altre politiche di organizzazione aziendale?

Gli infortuni accadono non solo perché si cade da un ponteggio, per assenza o mancato utilizzo dei Dpi, ma perché quel luogo, quel cantiere, quella azienda è stata organizzata male. L’esercizio dei poteri delegati, la delega, è il principale strumento organizzativo. Programmazione, pianificazione, questo impone la legge in tema di colpa di organizzazione, le cui violazioni siamo tenuti a denunciare, in primis da chi ricopre il ruolo di rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. Il modello 231, sul quale è intervenuto l’avvocato Dubini, è un documento che deve essere costantemente aggiornato e verificato nella sua effettività dall’OdV, e che interviene nella sua redazione riguardo la governance, la politica aziendale, il sistema delle deleghe, il codice etico, il sistema disciplinare. Un modello, come illustrato dall’ingegnere Carmine Esposito, di organizzazione e di gestione per la definizione di una politica aziendale per la salute e sicurezza, volto a prevenire reati penali commessi in violazione delle norme antinfortunistiche e sulla tutela della salute sul lavoro. Nell’ambito dei sistemi di gestione della salute e sicurezza sul lavoro, la partecipazione e consultazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti è imprescindibile e centrale. Sicurezza che è un bene pubblico, sul quale da tempo è caduto un assordante silenzio. Di lavoro e sicurezza sul lavoro non si parla più, non si investono strategie, azioni e risorse. Temi ignorati e sottovalutati dalla politica in ogni ambito, anche in occasione della recente tornata elettorale per il rinnovo del Presidente e della Consiliatura in Regione Lombardia. Per questo abbiamo l’obbligo di mantenere alta l’attenzione, di portare avanti con ancora più forza e determinazione la battaglia di civiltà che stiamo conducendo attraverso la campagna UIL ‘Zero morti sul Lavoro’, una campagna di sensibilizzazione e impegno sui temi della prevenzione, soprattutto riguardo la formazione. Quella formazione che alle lavoratrici e ai lavoratori viene troppo spesso negata e sulla quale continuare a rivendicare investimenti e rispetto della normativa in ogni ambito lavorativo.

 

Eloisa Dacquino, Segretaria confederale UIL Milano e Lombardia