Posti di lavoro a rischio nel 2020

Vincenzo Cesare: “Lombardia paga il tributo più alto. Indispensabili gli ammortizzatori e investimenti nell’impresa”

Milano 07 agosto 2020 – I posti di lavoro a rischio sono tanti, tantissimi in Italia e ancor più in Lombardia. In base ai dati macroeconomici contenuti nel DEF 2020, nell’ultimo Rapporto della Banca d’Italia e secondo le stime di crescita dell’Unione Europea e dei maggiori Istituti, attraverso un’analisi comparativa dei dati sulle Comunicazioni Obbligatorie riferite ai rapporti di lavoro attivati e cessati e all’andamento delle aperture e chiusure delle imprese nel II Trimestre 2020, la UIL stima che a livello nazionale siano a rischio tra i 530 mila e i 655 mila posti di lavoro a rischio nel 2020.

La Lombardia non è dissimile da queste cifre nazionali. Potendo analizzare e raffrontare i dati con il primo trimestre 2019 si evidenzia che i rapporti a tempo indeterminato attivati nel 1° trimestre del 2020 sono stati 77.720 pari a -12% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I rapporti a tempo determinato sono stimati a 101.183 e riscontrano una variazione del -29,3%.

Dati a 2 cifre anche per i lavoratori stagionali (-27%) in somministrazione (-23,3%) e intermittenti (-36%) che porta la cifra totale di contratti di lavoro attivati nel 2020 a 275.735 con una flessione generale di -22,2%.

Dati superiori al dato complessivo nazionale che vede registrare il numero di contratti attivati nel primo trimestre con una perdita, rispetto allo stesso periodo del 2019, pari a -14,2% e conferma ancora una volta come la Lombardia rappresenti il motore economico italiano.

<<Queste stime nazionali – sottolinea il segretario regionale Uil Milano Lombardia Vincenzo Cesaretengono conto dell’auspicabile proroga del blocco dei licenziamenti e della proroga a tutti i settori degli ammortizzatori sociali fino alla fine dell’anno. Al contrario la forbice si alzerebbe tra i 650mila ed i 850mila posti a rischio>>.

In particolare, sempre osservando il dato nazionale, nella ipotesi peggiore di perdita di 655 mila posti di lavoro, nel macro settore del commercio-turismo-servizi- trasporti la stima dei posti a rischio è di circa 320mila, mentre nel settore manifatturiero 99mila posti.
Per quanto riguarda il lavoro subordinato, risultano penalizzati soprattutto i lavoratori stagionali (84 mila posti a rischio) e somministrati, intermittenti e tempi determinati che vedono a rischio complessivamente 281mila posti di lavoro.

<<Non dimentichiamo poi il lavoro autonomo – conclude Cesare – dove i posti a rischio sarebbero 105mila con forte sofferenza per le Partite Iva e le collaborazioni. Considerando che con la crisi del 2008 complessivamente in 5 anni si sono persi 1 milione di posti di lavoro, questa crisi avrà un impatto molto più forte sul sistema occupazionale, sociale e di coesione del paese. La Lombardia vedendo i dati aggregati nazionali e quelli regionali pagherà uno scotto non indifferente in termini di ricaduta occupazionale. Per questo è indispensabile e necessario mantenere attive le tutele degli ammortizzatori sociali senza licenziare e in parallelo poter finanziare le imprese perché si rilancino e investano in lavoro e lavoratori. Al contrario sarà molto difficile uscire dalla crisi e dalla lotta sociale che si profila all’orizzonte>>.