il lavoro è donna

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Carissim* , nel link a fondo pagina o cliccando sull’immagine, la ricerca A Milano il lavoro è donna, realizzata da Italia Lavoro.
Dallo studio emerge che Milano è la città italiana in cui il 65 % delle donne residenti ha un lavoro, addirittura al di sopra della media europea (60.4%).
Le donne al lavoro a Milano sono :
Professioniste: sono il 36%, residenti a Milano, quasi tutte italiane, per tre quarti dipendenti e inquadrate come impiegate
Non Specializzate: sono il 17,4%, sono prevalentemente mature (75%), straniere (40%), dipendenti (90%), operaie (60%), il 99% di loro ha la licenza media.
Diplomate (46,6%), italiane (81%), impiegate (61,8%), che svolgono lavori con qualificazione medio-alta.

I dati sono interessanti ma impongono alcune riflessioni:

  • se le donne lavoratrici sono così numerose, forse dovremmo cominciare a pensare in altro modo al concetto di astratto di “lavoratore”. Per esempio non è più maschio, giovane e forte; comincia ad emergere una donna, sui 30 anni altamente professionalizzata e con alto livello di studio. Come ci rapportiamo con queste lavoratrici che rappresentiamo? Conosciamo i loro bisogni? Le stesse considerazioni potremmo farle per le altre donne del campione, ovvero le straniere e per le donne “non specializzate”;
  • le donne interessate dal campione hanno figli in tarda età, oppure non ne hanno. Questo riporta in primo piano sia il problema della mancanza sia dei servizi (anche se a Milano i dati ci restituiscono una presenza piuttosto capillare di servizi per l’infanzia…) sia della condivisione del lavoro di cura, quest’ultima non riguarda solo i figli ma anche i familiari;
  • aumentano le lavoratrici autonome, soprattutto per le professioni fortemente qualificate. Dato in linea con la tendenza delle donne a crearsi il lavoro piuttosto che “combattere” per ritagliarsi un posto in linea con le proprie capacità, competenze e aspirazioni nelle aziende. È veramente ciò che vogliamo?
  • nella presentazione non era è stata menzionata la retribuzione del lavoro delle donne. Questo è un dato da tenere strettamente sotto controllo perché negli ultimi anni la statistica ci restituisce una allarmante retrocessione delle donne nelle posizioni apicali, per esempio in molte aziende in cui si è ravvisata la necessità di far retrocedere i propri quadri e dirigenti, sono state le lavoratrici a farne le spese. Inoltre, ricordo la presenza del gap retributivo, a parità di inquadramento, che penalizza da sempre la donna, non possiamo continuare a lavorare tanto e meglio degli uomini ed essere pagate meno.
  • E’ importante far passare il concetto che anche una donna vale

Queste sono le considerazioni a caldo rispetto ad una realtà in un territorio “virtuoso” e crediamo sia interessante aprire dei dibattiti in proposito per poter pensare a soluzioni che possono anche creare laboratori di buone pratiche, condivisibili e replicabili.

la ricerca

Paola Mencarelli
Clara Lazzarini

Coordinamento Pari Opportunità