Vaccinarsi tutti in sicurezza e con regole condivise

La vaccinazione è un passaggio decisivo per vincere l’epidemia, un diritto di tutti e un atto di responsabilità di ciascuno. Per questo le Organizzazioni Sindacali sono impegnate nel confronto per la definizione di un Protocollo nazionale sulle vaccinazioni nei luoghi di lavoro fra Ministero della Salute e Ministero del Lavoro con le Parti sociali

 

Prima l’accordo nazionale per definire garanzie e criteri di somministrazione in sicurezza del vaccino nei luoghi di lavoro

E’ stato chiesto al Governo di aprire il confronto sulla vaccinazione nei luoghi di lavoro, anche aggiornando il Protocollo nazionale condiviso tra le parti sociali, ma sempre nel quadro del piano nazionale e nel rispetto delle priorità di vaccinazione.

Già in ritardo su tutto nella lotta all’epidemia da COVID-19, Regione Lombardia prova a recuperare consenso facendo apparire che si è pronti a partire con la vaccinazione nei luoghi di lavoro, ma la realtà è altra cosa, e fughe in avanti e improvvisazione non servono a nulla e generano solo ulteriore confusione.

Infatti, la delibera di Regione Lombardia:

1) Non serve a cominciare subito la vaccinazione nei luoghi di lavoro

Regione Lombardia dovrà aspettare che le maggiori forniture del vaccino all’Italia, attese tra fine aprile e giugno, mettano il Paese e il servizio sanitario regionale in condizioni di attivare la fase cosiddetta massiva della campagna vaccinale. Per dare immediato avvio in Lombardia alla vaccinazione in azienda si dovrebbero sottrarre dosi di vaccino destinate alle fasce prioritarie di popolazione (le persone più fragili, gli anziani over 80 anni, i dializzati, i malati oncologici, i diabetici e altre categorie di persone più a rischio).

2)  Non consente a tutti i lavoratori, in tutte le aziende, di vaccinarsi

La vaccinazione nei luoghi di lavoro dipende solo da una autonoma scelta dell’azienda e, in mancanza di una regola definita in sede nazionale, i lavoratori che non hanno residenza o domicilio in Lombardia non potranno vaccinarsi in azienda. Inoltre, il Medico Competente che avrebbe la responsabilità della somministrazione del vaccino non è presente in tutte le aziende.

3)  non garantisce il diritto alla riservatezza sul trattamento sanitario ricevuto

È previsto dalla delibera che l’azienda raccolga l’adesione a vaccinarsi, ma il datore di lavoro non può per legge acquisire i nominativi dei lavoratori che intendono o si sono vaccinati (anche se questo avviene in azienda), neppure con il loro esplicito consenso, né per il tramite del medico aziendale.

4) non affronta alcuni nodi riguardanti la tutela del lavoratore e la sicurezza

La delibera non chiarisce modalità organizzative e di gestione del presidio vaccinale in sicurezza, né stabilisce come saranno tutelati i lavoratori fragili o che non possono vaccinarsi.

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