E’ il momento per la natura

Giornata mondiale per l’ambiente. Alcuni dati

La Giornata Mondiale dell’Ambiente, la cui celebrazione quest’anno è stata dedicata alla Natura ( da qui il motto dell’edizione “E’ il momento per la Natura”), ha posto nuovamente all’attenzione dati poco confortanti in tema di protezione ambientale, rispetto della biodiversità, cambiamenti climatici.

Circa un milione di specie viventi (su un totale stimato di circa 8,7 milioni) sono minacciate di estinzione: un numero rilevante, che evidenzia come sia a rischio, con la crisi della biodiversità, la fornitura dei servizi eco- sistemici (dagli alimenti al legno, dall’acqua ai medicinali, dalla regolazione del clima al controllo dell’erosione del suolo).

Dai dati resi noti dall’Ispra, riferiti al 2019, la temperatura nel nostro paese cresce più che in altre parti del mondo; il Bacino padano è una delle aree dove l’inquinamento atmosferico è più rilevante in Europa, fauna e flora sono minacciate da inquinamento e specie aliene, e in buono stato risultano essere solo il 48% dei fiumi e il 20% dei laghi italiani.

Superata la temporanea riduzione per effetto del lockdown, nello scorso mese di maggio è aumentato a livelli record la concentrazione di anidride carbonica a livello globale, la produzione di combustibili fossili e di rifiuti plastici e non deteriorabili; così come sono aumentate le disuguaglianze sociali. Un ritorno, o potremmo definirlo meglio un peggioramento della situazione pre-covid, con buona pace delle molteplici dichiarazioni sulla necessità di ‘cambiare rotta’ riguardo politiche ambientali e stili di vita per arginare il collasso dell’ecosistema in cui viviamo.

Alcuni dati sui quali riflettere: sono 11 milioni gli ettari di foresta persi nel 2019 a causa di devastazioni e roghi; 10 i gradi relativi all’aumento della temperatura (registrato in Siberia nel mese di maggio 2020); 20% la diminuzione di specie autoctone a causa del cambiamento climatico; 10% la quota di emissione di cui è responsabile il Sud del mondo, sul quale ricade il 75% delle conseguenze; 10% la quota di consumi nell’Unione Europea legati ai processi di deforestazione; 62% l’incremento di deforestazione in Amazzonia registrato tra gennaio e aprile di quest’anno.

A questi dati si aggiungono quelli riferiti ai fenomeni di migrazione, disagio e povertà conseguenti: popolazioni in fuga, depredate dell’ecosistema naturale nel quale vivono, lasciate morire in assenza di interventi di contenimento e prevenzione del Covid (una su tutte il Brasile); uno su tre i minori che vivono in città metropolitane dove si registra un livello di inquinamento record; 120 i milioni di poveri in più previsti dalle Nazioni Unite nei prossimi vent’anni; negli ultimi dieci anni la crescita di profughi a causa dei cambiamenti climatici è stata cinque volte superiore, rappresentando una perdita di pil del 2% dei paesi poveri; in Africa l’Onu prospetta carestie bibliche entro pochi mesi, mentre mancano dati attendibili riferiti a contagi e morti da Covid per la mancanza di strutture sanitarie; e infine viene indicata al 25% la percentuale di bambini che nel 2040 sarà costretta a vivere in zone desertificate.

Una emergenza ambientale e sociale che necessita di azioni coordinate e di lungo respiro, di trasformazione delle politiche ambientali, industriali, economiche e sociali degli Stati, a partire dall’Unione Europea; occorre un cambio di paradigma culturale e politico, che ponga al centro la crescita sostenibile per il futuro del pianeta che abitiamo, in cui vi è una stretta relazione tra tutte le specie viventi, i nostri comportamenti, la salute e l’ambiente.

Il countdown è iniziato: siamo chiamati tutti a scelte individuali e collettive responsabili, affinché si possa delineare e costruire quel cambiamento di cui la natura e il nostro pianeta necessitano, per un futuro prospero e sicuro per tutti.

Eloisa Dacquino