Critico ergo sum

“L’Olocausto è una pagina del libro dell’Umanità da cui non dovremmo mai togliere il segnalibro della memoria”, Primo Levi.

Anche quest’anno CGIL, CISL e UIL hanno organizzato, con successo, il treno diretto ad Auschwitz, nel più ampio progetto “in Treno per la Memoria”. Ad esso hanno preso parte circa 700 persone, di cui 23 scuole e i rappresentanti sindacali stessi.

Del gruppo UIL Giovani di Milano, che quest’anno ha preso parte attiva all’organizzazione del treno, hanno partecipato: Arianna Amalfi, Daniele Bailo, Alice Carchia, Daniele Castrigiano, Davide del Mastro, Miriana Fontanella, Mirko Galardi, Adriano Gnani, Giacomo Guerri, Giulia Marra, Alessandro Pinotti, Gabriele Raimondi e Francesco Salomon.

All’interno di questo emozionante progetto, il gruppo universitario della UIL Giovani Lombardia ha cercato di coinvolgere i giovanissimi in un lavoro collettivo, finalizzato a creare nei ragazzi di alcune scuole scelte a campione uno spirito critico che potesse renderli portatori di memoria. Da qui il nome Critico, Ergo Sum. Esso è stato sviluppato in due parti ben distinte: nella prima, che ha avuto luogo durante il viaggio d’andata, si è chiesto ai ragazzi di rispondere a delle domande che muovevano volutamente da dei pregiudizi. All’interno di questi gruppi di quattro studenti è stato inserito un quinto elemento, facente parte del gruppo UIL Giovani, che si potesse confondere con loro per età e tratti fisici. Quest’ultimo aveva la funzione ben specifica di disturbatore, doveva dunque inserire frasi xenofobe studiate ad hoc al fine dell’esperimento sociale, ovvero per vedere le risposte dei partecipanti.

La seconda parte del lavoro si è svolta invece durante il viaggio di ritorno, dopo aver chiarito le dinamiche ed i motivi della particolare scelta presa per lo svolgimento della prima parte. A questo punto, quindi, l’obiettivo era quello di ricercare un feedback da parte dei ragazzi, un flusso libero di pensieri cui potessero lasciarsi andare a seguito di semplici domande sulle sensazioni provate, sulle considerazioni fatte, su come noi tutti, nel nostro piccolo, potremmo farci portatori di memoria.

Il lavoro, accompagnato da supporti visivi quali cartelloni e multimediali quali foto e video, sarà presto rielaborato e disponibile sulle pagine ufficiali e sui social di UIL Giovani Lombardia.

Ma veniamo ora al viaggio.

Il gruppo è partito giovedì 28 marzo alle ore 13:40 dalla stazione di Milano Centrale alla volta di Cracovia, dove è giunto il giorno successivo alle 11:30.

Dopo il pranzo in hotel e una breve pausa i partecipanti si sono mossi verso il centro città, dove hanno visitato i punti salienti, in particolare i luoghi legati alla storia della Shoah.

Il vero momento di commemorazione, però, si è svolto sabato 30 marzo con la visita ai campi di concentramento e di sterminio di Auschwitz I e Auschwitz II-Birkenau.

La leggerezza del gruppo è stata improvvisamente stroncata non appena è stata varcata la soglia del primo campo di concentramento: è cambiata, l’aria si è fatta più pesante ed un silenzio assordante si è diffuso. Non si è mai preparati abbastanza, sia per coloro che erano lì per la prima volta, sia per chi vi era già stato.

I volti di tutti sono cambiati: gli occhi un po’ più chiusi, le labbra più tese. Espressioni di sofferenza hanno preso il sopravvento perché nessuno guardava e basta, ognuno immaginava. Immaginava che la terra che stava calpestando era la stessa che calpestarono i condannati a morte: sì, i condannati a morte, perché questo erano. Chi consapevole, chi no, ma ogni vittima, ebreo, oppositore politico, omosessuale, rom, religioso, prigioniero di guerra, era stato trasferito lì per non fare più ritorno a casa. Ognuno immaginava la fame, le torture, il freddo e nonostante la giornata di sole che ha accompagnato la visita ai campi i brividi erano continui, quasi come una scossa emotiva pervadesse gli animi: “camminando per i viali di Auschwitz, hai la sensazione che non siano vuoti”.

In coda i ragazzi hanno iniziato, accompagnati dalla guida, la visita dei blocchi, ovvero alloggi di fortuna in cui erano stipati i deportati. 700 visitatori, zero parole, solo silenzio, forse perché tutti erano sconvolti, forse perché semplicemente non esistono parole.

Guardare e toccare con mano quel luogo dove tutto trasmette crudeltà e cattiveria ed allo stesso tempo ascoltare la descrizione provoca un dolore straziante, perché immedesimarsi è quasi dovuto. Qualcuno ha rimesso gli occhiali, qualcuno non è riuscito a continuare il percorso, qualcuno ha preferito isolarsi, qualcuno si è affacciato ad una finestra… ma sporsi da lì non è come farlo dalla finestra di casa: qui ovunque filo spinato, segnali di pericolo che fanno pensare di essere al sicuro, “ma se nella normalità il pericolo è oltre un cartello, nel luogo del terrore la morte era da questa parte della recinzione”.

Già durante questa prima visita di genere didattico-espositivo qualcosa dentro ogni singolo partecipante aveva iniziato a cambiare, cosa che si è consolidata a Birkenau.

La vastità del secondo campo di concentramento è spiazzante: se Auschwitz I può apparire come un museo, Birkenau è un mero cimitero all’aria aperta. I binari che trasportavano le vittime inconsapevoli si dilungavano per tutto il campo, cosicché i molteplici vagoni potessero entrarci: ciò fa immaginare l’esorbitante numero di deportati che, all’arrivo, venivano divisi in uomini e donne, in “utili” ed “inutili”.

Con gli animi devastati il gruppo si è diretto al confine di Auschwitz II-Birkenau dove, vicino ad un bosco di betulle, si specchia un laghetto dalle acque nere. è ovvio domandarsi il perché di quel colore, è facile darsi la risposta.

La necessità comune è stata quella di concedersi, alla fine e dopo tutto ciò che è stato visto, un momento di riflessione, cercando un po’ di pace proprio lì, dove le anime delle vittime innocenti hanno smesso di soffrire … e finalmente l’aria è tornata più leggera.

Quanto appena condiviso è frutto di riflessioni e pensieri personali del vissuto del gruppo UIL Giovani Lombardia.

Noi, come anche i ragazzi con cui abbiamo condiviso questa esperienza, ci siamo ripromessi di farci portatori di memoria e di condividere questo percorso con quante più persone possibili.

Consapevole delle mie eventuali reazioni emotive, ho intrapreso il viaggio per la memoria e non mi pentirò mai di averlo fatto. 

La storia la si conosce, ma finché non vedi, credi solo a metà.

Ma quello che ho visto oggi è qualcosa di impossibile, di assurdo, di paradossale:

un treno che non porta in vacanza,

ho visto un’orchestra che non faceva festa,

delle mura che non servivano a riparare,

un ospedale che non serviva a curare,

un tribunale che non serviva a fare giustizia,

un bosco che non generava ossigeno,

perché la sensazione che ho avvertito, ripetutamente, era quella di soffocare,

per la crudeltà dell’uomo.

Anna Frank scriveva “…finché potrai guardare il cielo senza timori, sarai sicuro di essere puro dentro…”, io, oggi il cielo non l’ho guardato nemmeno una volta” (contributo di Arianna Amalfi).

 

A cura di Arianna Amalfi e Miriana Fontanella.